L’opera si inserisce all’interno di un panorama di circa 250 opere sullo stesso tema (Ninfee), realizzate da Monet negli ultimi 30 anni di vita circa.
L’autore decide, nella sua dimora di Givenchy, di realizzare un giardino che ricalca la cultura giapponese con un ponticello e uno stagno ricco di ninfee, che diventeranno, col tempo, una vera e propria ossessione.
L’evoluzione della serie segue un andamento ben preciso. Nelle prime opere Monet parte da un’ampia inquadratura del soggetto, includendo anche il ponte ed i vegetali, per poi concentrarsi sulle ninfee.
La realizzazione delle ninfee è una sorta di diario quotidiano, che attira tutta l’attenzione del pittore, consentendogli di annotare ogni giorno elementi innovativi differenti all’interno delle sue opere.
Il sentimento più forte che traspare è quello di quiete e di contemplazione della natura.
Il soggetto diventa espressione di luce e atmosfera, rese da piccole pennellate vibranti che, grazie all’impiego di colori pastello, evocano uno stato di serenità e tranquillità nell’occhio dell’osservatore.
Nonostante la malattia agli occhi (cataratta), Monet non si stanca di ritrarre le ninfee, che diventano un’ossessione causata da una continua ricerca sulla luce e sul colore.
Le ultime opere risultano meno precise delle prime (a causa della malattia) e i tratti si fanno più semplici e liberi sulla tela, quasi a voler ricordare solo il significato della presenza del soggetto.
La serie delle ninfee non sarà mai terminata perchè Monet morì nel 1926 ma le sue ultime opere sono da molte considerate come anteprima del fenomeno dell’astrattismo che, da lì a poco, vedrà la luce in Europa.
TITOLO: Ninfee
AUTORE: Claude Monet, 1840-1926 DATA DI PRODUZIONE: 1899-1904/1914-1926
INVENZIONI STORICHE:
1901 – Marconi effettua la prima trasmissione transatlantica
1916 – Black&Decker inventano il primo trapano moderno
MUSICA ASCOLTATA: 1895 – Claude de Bussy, Claire de Lune
AVVENIMENTI STORICI:
1882, Triplice Alleanza -Italia Germania e Austria
1915-1918, prima guerra mondiale
CITAZIONI:
“Ogni cosa dipinta sul posto ha una forza, una vivacità di tocco che non si ritrovano più all’interno dello studio” . Claude Monet
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